“E’ una vergogna che può accadere solo in Italia. In nessun altro paese europeo i lavoratori restano senza aiuti e sussidi. Sono passati sei mesi ma la situazione è sempre la stessa”.

E’ il grido di allarme dei lavoratori delle biglietterie degli scavi di Pompei ed Ercolano. Questa mattina, una delegazione di dipendenti della Opera Laboratori Fiorentini impiegati presso i due parchi archeologici, si è radunata dinanzi al palazzo dell’Inps a Napoli per denunciare la grave situazione economica nella quale versano.

Già il 15 settembre scorso, circa 60 dipendenti si riunirono in protesta dinanzi al Parco Archeologico di Pompei. “Da 20 anni precari, nonostante svolgiamo servizi essenziali per le attività degli scavi – hanno spiegato i lavoratori -. Ecco perché abbiamo partecipato con rabbia e trasporto al presidio, svoltosi sotto gli occhi dei bigliettai e del personale privato assunto al posto dei nostri compagni e compagne, per effetto della esternalizzazione dei servizi”. Caos scoppiato poi anche dinanzi agli scavi di Ercolano.

“Siamo da ben sei mesi senza cassa integrazione – ha spiegato uno dei lavoratori – e dalla fine del lockdown ci hanno dimezzato lo stipendio del 50 per cento”. Ed ora con le nuove chiusure per musei e luoghi d’arte decise con il Dpcm la situazione potrebbe peggiorare.

Di qui la decisione di scendere in piazza a protestare: “Vogliamo chiedere al presidente dell’Inps Pasquale Tridico e al governatore della Campania Vincenzo De Luca in quale modo dobbiamo mantenere le nostre famiglie. E’ una vergogna”.

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