Una ventina di persone, familiari compresi. Torre Annunziata sembra aver già dimenticato l’orrore di una decina di giorni fa per la morte di Maria Baran.

Nella chiesa della Santissima Trinità di via Gino Alfani soltanto pochi cittadini ha reso omaggio alla donna, brutalmente uccisa dalla furia omicida dell’ex professore di matematica Pellegrino Reibaldi. Una città capace di gridare allo scandalo a pochi minuti dalla tragedia, ma che non ha saputo dare il giusto riconoscimento a una donna che a Torre annunziata viveva e lavorava per dare conforto ai malati.

L'USCITA DEL FERETRO DI MARIA BARAN DALLA CHIESA

Una mancata riconoscenza figlia della memoria corta i cittadini di Torre Annunziata sembrano avere in queste occasioni. “Ti chiediamo perdono per non aver saputo proteggerti”, ha detto fra le lacrime una delle tante persone che Maria Baran aveva accudito in passato. “Eri sempre pronta a donarti con passione, senza esitazioni. Non solo per noi ma anche per i tuoi familiari in Ucraina, che prontamente ricevevano pacchi e doni che preparavi con cura”.

Una cura spazzata via in un tranquillo pomeriggio di metà dicembre a Torre Annunziata. Quattro colpi di pistola che non le hanno lasciato scampo, sparati dall’uomo che, dopo aver confessato, conta i giorni in carcere, tra rimorsi e letture del Vangelo.

CLICCA QUI PER LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO

“Quest’anno abbiamo assistito all’antiNatale – ha spiegato don Ciro Cozzolino dall’altare -. Anziché prendersi cura dell'altro, ora abbiamo paura dell'altro. Non è questo il Natale che vogliamo. Maria svolgeva un lavoro che la rendeva simile a Gesù. E noi siamo addolorati per quanto accaduto, ma ci sentiamo anche carichi di responsabilità. Nel cuore di noi deve esserci un solo desiderio, la pace. Ma senza giustizia è impossibile. La giustizia non è qualcosa che riguarda qualcuno, ma tutti noi. E allora facciamo sì che il Signore ci guidi a essere testimoni della giustizia. Solo prendendoci cura dell'altro possiamo sperare in un modo più giusto e pacifico”.

Alla fine del rito, Olga, Alessandra e Alina, le figlie di Maria, hanno salutato un’ultima volta la loro amata mamma, prima del suo ultimo viaggio nella sua terra natìa. Lì saprà trovare la pace che gli è stata negata in quel pomeriggio di metà dicembre, vittima di un raptus di follia omicida che ancora grida giustizia.

Sondaggio


Risultati



Puoi ricevere le notizie de loStrillone.tv direttamente su Whats App. Memorizza il numero 334.919.32.78 e inviaci il messaggio "OK Notizie"

vai alle foto

vai al video

il rinvio