Mazzette e corruzione, soldi anche per una parte della politica di Torre Annunziata.

Vincenzo Supino vuota il sacco. Ha raccontato ai giudici la sua versione dei fatti sulla mazzetta delle Sette Scogliere. Un episodio che ha mandato in carcere l’ex dirigente dell’ufficio tecnico comunale di Torre Annunziata. In attesa dell’esito del ricorso in Cassazione sulla scarcerazione dell’ingegnere Ariano, emergono nuovi particolari che aprono un nuovo spiraglio su quello che potrebbe essere un vero e proprio “sistema”, sempre più simile a una nuova Tangentopoli. Come sostenuto più volte dai giudici, quella tangente da 10mila euro sarebbe stata solo la punta di un iceberg di un meccanismo molto più complesso.

“Per i lavori di somma urgenza fui contattato telefonicamente dall'assessore Luigi Ammendola che mi disse di parlare con il dirigente Nunzio Ariano. Due mazzette da 5mila euro. Una per Ariano e l’altra per la ‘parte politica’”. Queste le parole pronunciate da Vincenzo Supino, titolare della ditta che si aggiudicò l’appalto da 200mila euro per i lavori alla scuola “Siani” di Torre Annunziata. Nelle intercettazioni ambientali, vengono coinvolti l’ex assessore ai lavori pubblici Luigi Ammendola e il sindaco Vincenzo Ascione.

Ariano è stato arrestato il 28 dicembre scorso in flagranza di reato per induzione indebita a dare o promettere utilità dopo aver intascato una mazzetta da 10mila euro dalle mani dell'imprenditore che aveva effettuato quei lavori. Le indagini sono condotte dai finanzieri del Gruppo di Torre Annunziata, sono coordinate dalla Procura oplontina e sono ancora in corso. Nelle registrazioni effettuate dal geometra dell’ufficio tecnico comunale che ha fatto partire le indagini, si fa riferimento anche a una cena tenutasi a Terzigno, alla quale hanno partecipato sicuramente Supino e lo stesso geometra. Ariano però ha smentito tutto: “Di quella cena non ne so nulla”.

Dal carcere di Poggioreale Ariano ha provato a spiegare le sue ragioni, cercando di ottenere un alleggerimento della misura cautelare, negata dal Gip Antonio Fiorentino. Secondo il giudice è ancora concreto il rischio di inquinamento probatorio o di reiterazione del reato.  

A dimostrarlo anche alcune lettere che Ariano ha mandato ai familiari. Lettere in cui parla di “cattiverie subite”, ricordando anche di dire “agli amici che stanno al comune che li penso spesso, politici compresi”. Sarebbe questo, per il giudice, il punto di partenza d i quello che sembra essere, ogni giorno che passa, una nuova Tangentopoli oplontina.

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