Chiederanno l’infermità mentale totale per l’uomo che uccise la badante della sorella. Per il professore Pellegrino Reibaldi è pronto il processo in appello dopo la condanna a 14 anni di reclusione in una casa di cura per effetto dell’omicidio che il 15 dicembre 2021 scosse la comunità di Torre Annunziata.

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La povera vittima, una donna di origini ucraine, Maria Baran, fu colpita da quattro colpi di pistola nell’appartamento di via Gambardella, nella zona nord della città. La lite con la badante della sorella non fu un caso isolato. Dalle indagini e nel corso del processo infatti è emerso che l’uomo aveva già avuto diversi contrasti con la donna. Secondo il professore di matematica in pensione la donna non prestava le giuste cure alla sorella, allettata da tempo. Al termine dell’ennesima lite, l’uomo impugnò la pistola, regolarmente detenuta con un porto d’armi ad uso sportivo, e fece fuoco. Dopo l’omicidio, l’uomo si chiuse in casa e confessò immediatamente ai carabinieri l’omicidio.

Scusatemi, ho perso la testa”, disse più volte quel giorno. I pensieri che lo hanno annebbiato durante l’ultima discussione con Maria, la rabbia che l’ha accecato facendogli prendere la pistola dalla sua cassaforte, sparando senza pietà, per uccidere. Dal 16 febbraio scorso l’ex docente è in una struttura sanitaria specializzata per la cura di patologie geriatriche, in regime di domiciliari.

Il 23 febbraio la Corte d’Assise di Napoli hanno condannato in primo grado il professore Reibaldi a 14 anni, riconoscendo all’uomo la seminfermità mentale. Un giudizio che non soddisfa l’avvocato della famiglia, dal punto di vista dell’aggravante dei futili motivi e sia per il riconoscimento del regime di totale infermità mentale. La sentenza potrebbe arrivare entro l’anno.

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