Omicidio Nicholas Di Martino, restano tutti in carcere: caccia al “quinto uomo”
Confermata l’aggravante mafiosa per Apicella e Di Lauro. Proseguono le indagini con i rilievi della Scientifica
17-07-2020 | di Redazione
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Restano tutti in carcere.
E' questa la decisione del Riesame in merito all'assassinio di Nicholas di Martino, al ferimento grave di Carlo Langellotti e al tentato omicidio di Salvatore Pennino. Una tremenda notte di follia che ha trascinato Gragnano nel terrore della faida di camorra.
Un mese fa il Gip Antonio Fiorentino non convalidò il fermo per i fratelli Carfora (Antonio e Giovanni, ndr) e per i due parenti Giovanni Amendola e Raffaele Iodice. I 4 però restarono (e restano tuttora) in carcere per gravi indizi di colpevolezza a causa del tentato omicidio di Salvatore Pennino, avvenuto a poche ore di distanza dall’assassinio del piccolo Nicholas e dal ferimento di suo cugino Carlo Langellotti.
LA DECISIONE. Nella giornata di ieri il Tribunale del Riesame si è pronunciato sui presunti killer del ragazzo. Maurizio Apicella e Ciro Di Lauro restano in carcere. Confermata anche l'aggravante mafiosa per il delitto del nipote del boss Nicola Carfora, detto "'o fuoc". Nessuno sconto per i due ragazzini, difesi da Francesco Romano e Carlo Taormina, nonostante i due abbiano ripetuto più volte che non volevano uccidere il ragazzo.
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LA RICOSTRUZIONE. Secondo quanto ricostruito dalla Dda di Napoli, Maurizio Apicella, figlio del ras Rossano, nella notte del 25 maggio scorso ha ucciso Nicholas Di Martino nel corso di una lotta per l'egemonia territoriale culminata con l'aggressione con arma bianca. Un coltello capitato lì non per caso, secondo gli inquirenti, ma con il chiaro scopo di uccidere.
I RILIEVI DELLA SCIENTIFICA. Nel frattempo gli investigatori nelle ultime settimane hanno ricostruito con precisione i raid avvenuti quella notte. La Dda cerca di dare nome al quinto uomo che era con i fratelli Carfora quando provarono a farsi giustizia da soli. Disposta dal pm Cimmarotta la perizia sugli smartphone dei quattro accusati di un raid nato per vendetta, così da trovare il nome dell'autista che li aspettava in auto. Nella serata del 9 luglio scorso, la polizia ha chiuso via Pasquale Nastro per dare modo agli uomini della scientifica di fare rilievi e ricostruzioni con una tecnologia avanzata. Oltre ad alcuni posti di blocco attivati da carabinieri nei luoghi solitamente frequentati da Maurizio Apicella e dai suoi amici, la scientifica è stata anche al pronto soccorso del San Leonardo dove i quattro parenti della vittima arrivarono in auto per poi ripartire alla ricerca di vendetta.
IL QUINTO UOMO. L’obiettivo è dare un nome e un volto alla quinto uomo del commando partito dal San Leonardo per punire chi, dopo avere ucciso il nipote del boss Nicola Carfora per un regolamento di conti tra giovanissimi, era fuggito. Secondo la Dda, infatti, il quinto uomo aveva il compito di guidare l'auto per garantire la fuga ai due Carfora, che esplosero sette colpi contro l'auto di Salvatore Pennino.
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