Siete due morti che camminano”. Lo ha scritto Salvatore Carfora, 38enne di Torre Annunziata, in uno dei messaggi di minacce rivolti alla ex e al nuovo fidanzato. Parole di fuoco rivolti ai due, mentre l’omicida raggiungeva Minervino di Lecce per assassinare Sonia con 25 coltellate. La vittima era “colpevole” di non voler più sapere nulla di lui.

Il Gip Giulia Proto venerdì scorso ha confermato il carcere per Carfora, ritenendo concreto il pericolo di reiterazione del reato. Ad essere in pericolo, secondo il Giudice, sarebbe proprio il nuovo fidanzato. Diversi gli elementi a sostegno di questa tesi: non solo la quantità di messaggi di minacce spediti al ragazzo per invitarlo a cessare la convivenza, ma anche i trascorsi giudiziari dell’indagato con precedenti per rapina, lesione personale aggravata, furto con strappo.

Carfora aveva conosciuto la 29enne di Rimini proprio nel giugno del 2020, subito dopo essere uscito dall’ospedale psichiatrico di Aversa, dove era finito per aver aggredito un parcheggiatore abusivo, e le si presentò con un’altra identità. Solo a distanza di tempo, la ragazza che nel frattempo era andata a vivere con lui, scoprì la verità, rovistando in un borsello.

Per il gip, questa circostanza, insieme all’assenza di punti di riferimento nella vita del 38enne (senza fissa dimora, senza un lavoro stabile e senza contatti con la famiglia d’origine) denotano la sua volontà di non essere identificato e quindi rintracciato e dunque rendono concreto e attuale il pericolo di fuga. Ma per il giudice Proto quello che è sconvolgente più di ogni cosa è stata la lucida freddezza di Carfora nel raccontare l’omicidio: “Senza scomporsi, senza un’emozione, senza un minimo di pentimento – si legge nell’ordinanza -. Le sue parole avevano come fine ultimo quello di evidenziare che Sonia “se l’era cercata”: era inaccettabile che fino al 27 dicembre erano stati insieme e che già due giorni dopo avesse un nuovo compagno, conosciuto a sua insaputa sui social; era inaccettabile che la donna non volesse stare più con lui, nonostante negli ultimi due mesi non l'avesse più percossa. Ed era normale per lui pretendere che la sua compagna non lavorasse perché, essendo una bella ragazza, gli uomini la guardavano. Sonia non doveva lavorare e non doveva uscire senza di lui, ma soprattutto non doveva permettersi di rifarsi una vita con un altro uomo”.

E di quest’ultimo sarebbe arrivato a dire che non l’amava quanto lui perché non l’aveva difesa dalla sua furia. Durante l’interrogatorio, Carfora avrebbe dichiarato di aver fermato per strada Sonia e di aver perso le staffe dopo il suo rifiuto di riallacciare la relazione. Un racconto però smentito dai testimoni (tra questi il nuovo convivente). E’ stato visto scendere dall’autobus per raggiungere la vittima e scatenare contro di lei la lama del coltello verso gola e volto. Un coltello tenuto fino a quel momento nella cintola dei pantaloni.

Nel frattempo le ceneri di Sonia sono tornate a Rimini e, nella mattinata di giovedì, si terrà una cerimonia in forma privata nel cimitero di San Martino Montelabbate. Ad annunciarlo sono gli amici della 29enne che, sulla pagina Facebook dedicata alla giovane vittima dell'efferato femminicidio, hanno anche dichiarato di voler organizzare una fiaccolata per ricordarla.

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