Diciotto anni di carcere a Maurizio Apicella. Il giovane che, armato di coltello, ha ucciso un minorenne e ferito un’altra persona. Dieci anni a Ciro Di Lauro. Questa la sentenza che condanna i due giovani al carcere per l’omicidio di Nicholas Di Martino e il tentato omicidio di Carlo Langellotti.

Una notte di sangue e violenza che ha stravolto Gragnano. Ridimensionata la richiesta del pm Giuseppe Cimmarotta che aveva chiesto due ergastoli. Diverso il verdetto del giudice Concetta Cristiano, che ha escluso le aggravanti dei futili motivi e l’associazione mafiosa.

IL VIDEO DELLA SENTENZA: LE URLA IN AULA

Non ha retto all’emozione la mamma del piccolo Nicholas. Al momento della lettura della sentenza di primo grado, sono state strazianti le sue urla nei confronti del verdetto. Due pagine che dentro non contengono l’unica parola gridata ai quattro venti dalla donna da quando suo figlio non c’è più: ergastolo.

Un inferno iniziato il 25 maggio del 2020 quando, in pieno lockdown per il covid, Nicholas e suo cugino Carlo sono stati in giro fino a tarda notte per festeggiare un compleanno. Diversi giri per la città di Gragnano prima di incrociare Apicella e Di Lauro, in sella a uno scooter in via Vittorio Veneto. Qui si è consumata l’aggressione che il pm Cimmarotta ha inquadrato come lite per il controllo e la spartizione dei territorio.

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Il minorenne era il nipote del killer ergastolano Nicola Carfora, detto “'o fuoco”, e gli altri cugini - figli del boss - tentarono di vendicarsi già la notte stessa, ferendo a colpi di pistola un altro incensurato legato agli Apicella. Secondo la tesi sostenuta dagli avvocati dei due 20enni, si è trattato di una lite sfociata in tragedia.

Lo ha ribadito anche quest’oggi in aula l’avvocato Giuliano Sorrentino, dopo che nelle settimane precedenti avevano parlato Francesco Romano e Carlo Taormina: “Langellotti e Di Martino per primi hanno aggredito. Si sono difesi e non immaginavano che quelle coltellate sarebbero state fatali per Nicholas – ha spiegato il legale in aula -. I ragazzi sono sinceramente pentiti. Lo testimoniano la lettera che hanno indirizzato ai familiari della vittima e le scuse manifestate in aula”.

Scuse che la mamma di Nicholas, Maria Carfora, non ha mai accettato. Il comportamento esemplare mantenuto nel corso di tutto il processo, ha lasciato spazio alla rabbia e al dolore per una sentenza ritenuta non giusta. Non ce l’ha fatta a contenere la disperazione: “Vergognatevi”, ha gridato nei confronti della Corte insieme ai parenti accorsi per una sentenza che però non ripoterà in vita Nicholas.

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