Sguardo fisso nel vuoto e distaccato. Sono entrati con le manette ai polsi. Le due guardie giurate gliele sfilano per poi farli sedere, dietro le sbarre. Maurizio Apicella e Ciro Di Lauro dicono solo qualche parola agli avvocati poi in silenzio, composti ad ascoltare. Poi verrà il momento di ripercorrere i dialoghi avvenuti con gli imputati e quelli scambiatisi nel silenzio di un ospedale. E’ iniziato così il processo per ricostruire l’omicidio di Nicholas Di Martino e il ferimento di Carlo Langellotti.

A distanza di quasi un anno da quella tragica notte, si torna a parlare di uno dei delitti che ha sconvolto una intera comunità. E lo fa a un paio di giorni da un nuovo accoltellamento avvenuto sempre a Gragnano, ad opera di ragazzini.

Nell’aula 116 della Corte d’Assise, il pm ha illustrato tutto ciò che porterà in discussione. Oltre agli imputati verranno riesaminate le perizie sui cellulari di Maurizio Apicella e Ciro Di Lauro, ma soprattutto le intercettazioni ambientali avvenute in carcere con Apicella, e con i fratelli Carfora, autori della spedizione vendicativa che ha portato al ferimento di Salvatore Pennino. Ma c’è dell’altro. Verranno portate in aula anche le intercettazioni ambientali ottenute all’interno dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, dove è stato ricoverato Carlo Langellotti. Lui che è riuscito a sfuggire alla morte solo per fortuna. Sei coltellate, una al torace, due al braccio sinistro, due alla mano sinistra e l’ultima all’addome, per fortuna senza colpire organi vitali.

Nessuno scampo ha avuto Nicholas Di Martino, una vita spezzata a soli 17 anni e i familiari che in questi mesi hanno chiesto a gran voce giustizia.

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