Quasi cinquant’anni di carcere ai carabinieri infedeli. E’ questa la richiesta del pm Ivana Fulco nei confronti di Sandro Acunzo, Pasquale Sario e Gaetano Desiderio, i tre militari dell’Arma responsabili di aver stretto un patto con il boss del piano Napoli di Boscoreale Francesco Casillo, detto “a vurzella” per ottenere soffiate sulle partite di droga prese in sequestro.

Un quadro inquietante, quello ricostruito dall'accusa nel corso del lungo e complesso processo che ora si avvia alla conclusione dopo circa 15 anni. I fatti risalgono al 2008 quando a Torre Annunziata era in corso una sanguinosa faida di camorra e il clan Gionta era all'apice della forza criminale. Alle spalle, nella vicina Boscoreale, Franco Casillo “'a vurzella” si era imposto come il “padrone” della piazza di spaccio più importante della provincia. Un'alleanza che permetteva di far girare ogni giorno milioni di euro, soldi illeciti, con i quali il boss del narcotraffico aveva costruito un intero quartiere residenziale a Vitulazio, in provincia di Caserta. Disponeva di auto di lusso e barche, ma soprattutto, secondo l'Antimafia, riusciva a corrompere anche le forze dell'ordine. Tre carabinieri ora rischiano una pesantissima condanna.

Il pm Ivana Fulco ha chiuso la sua lunga e complessa requisitoria chiedendo la condanna a quindici anni ciascuno di carcere per l'allora maggiore Pasquale Sario (oggi tenente colonnello dell'Arma) e per il maresciallo Gaetano Desiderio, e addirittura a diciotto anni di reclusione per Sandro Acunzo, ex appuntato già congedato dopo una condanna del tribunale militare.

Quindici anni fa, i tre imputati erano in servizio prima alla compagnia, poi al neonato nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata, reparto creato in quel periodo per far fronte all'emergenza criminalità nella cittadina oplontina. Tutti, secondo l'accusa, erano scesi a patti con Casillo, pluripregiudicato 50enne, da tre mesi tornato in carcere perché accusato di essere il mandante dell'omicidio di Liberato Ascione, delitto commesso quasi vent'anni fa per punire uno dei responsabili dell'omicidio di suo fratello.

Un patto emerso da indagini condotte dagli stessi carabinieri, dopo un finto pentimento di Casillo e poi una collaborazione (ritenuta genuina) limitata a questi fatti. Soldi, regali e soffiate secondo l'Antimafia avrebbero permesso alla squadra formata da Sario, Desiderio e soprattutto Acunzo di ottenere brillanti risultati in complesse operazioni. Su tutte, l'arresto dell'allora minorenne Carmine Maresca, latitante legato ai Gionta, che 15enne aveva partecipato all'omicidio del tenente Marco Pittoni, carabiniere ucciso in un assalto all'ufficio postale di Pagani.

Ancora, tra le accuse più gravi, la consegna a Casillo di una parte di un carico di cocaina sequestrato nel porto di Napoli: il tutto è stato ricostruito grazie a comunicazioni “sbagliate” del peso della droga, al trasporto del carico in un luogo diverso e ad una conferenza stampa. Ora i tre proveranno a difendersi dalle pesanti accuse tra qualche settimana al ritorno in aula.


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