Torre Annunziata. Dipendenti vicini ai clan assunti nella ditta dei rifiuti
L’ombra delle infiltrazioni anche nella Prima Vera: “Affidava servizi senza rotazione e ad aziende interdette dall’Antimafia”
23-05-2022 | di Redazione
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Dipendenti vicini ad ambienti criminali assunti nella società che gestisce i rifiuti a Torre Annunziata. Emergono nuovi particolari sullo scioglimento del comune oplontino per infiltrazione camorristica.
Nella relazione del prefetto di Napoli, firmata dal Ministro Luciana Lamorgese è stato accertato che la maggior parte dei dipendenti in organico della Prima Vera hanno “vincoli di parentela o di frequentazione con esponenti appartenenti alla locale criminalità organizzata”.
Oltre a questo, il documento mette nero su bianco su alcune procedure di affidamento per la fornitura di vari servizi. Senza principi di rotazione, verso aziende precedentemente attenzionate o interdette dall’Antimafia.
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Come nel caso di una ditta che da alcuni anni era affidataria dei lavori di lavaggio e di manutenzione ordinaria e straordinaria di automezzi e attrezzature in dotazione, riconducibile a un consigliere comunale e un suo familiare. Una ditta peraltro già attenzionata dalla commissione d’accesso che si insediò nel 2013 e destinataria di interdittiva antimafia "atipica" emessa il 16 gennaio 2012, in quanto emersero potenziali condizionamenti di tipo mafioso.
Interdittiva antimafia che ha interessato anche un’altra società, che forniva dal 2015 il noleggio a freddo di 15 automezzi per l'igiene urbana.
I commissari si sono poi soffermati su una ditta che gestiva in affidamento diretto e ininterrottamente dal 2017 (quindi con violazione del principio di rotazione degli affidamenti) il servizio di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro e le visite mediche periodiche e preassuntive. Un’azienda che aveva come amministratore una persona che ha legami familiari con esponenti di una nota famiglia camorristica.
Tutte criticità che, pur essendo evidenti “non risultano in alcun modo contrastate dall'amministrazione comunale, che non ha esercitato il dovuto controllo”, alimentando le conferme sull’inerzia del comune oplontino nei confronti delle infiltrazioni della camorra nella cosa pubblica.
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