Raid alle attività commerciali, spaccio di droga e le verità emerse sugli omicidi di Giuseppe Veropalumbo e di Marco Pittoni. E’ tempo di analisi e bilanci sull’anno appena concluso. Un anno intenso e difficile per l’area vesuviana, che la nostra redazione ha cercato di raccontare come sempre, con dedizione e impegno.

Il 2019 è stato sicuramente un anno nero per gli episodi a stampo estorsivo: uno degli episodi che ha suscitato maggiore attenzione sono stati i colpi di pistola sparati contro la saracinesca de “Il Mercatino”, una merceria di Corso Vittorio Emanuele III. Il raid è stato commesso il giorno precedente alla passeggiata antiracket, organizzata dall’Osservatorio per la Legalità, mosso dai circa 30 episodi di racket registrati negli ultimi 2 anni in città.

Il 19 novembre è una data in cui i carabinieri di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a ben 36 arresti per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Un’operazione imponente che ha permesso di sventrare un’associazione per delinquere che smistava droga in tutta l’area oplontina ma anche in diverse città delle province di Napoli, Salerno e Messina, finanche in Abruzzo. Individuate, nel corso delle indagini, oltre 700 ipotesi di reato per un giro d’affari di migliaia di euro al giorno.

Non è da meno la Polizia di Stato oplontina che qualche settimana prima ha arrestato due usurai, responsabili di aver ridotto sul lastrico un imprenditore della città. Da oltre 10 anni la vittima aveva versato ai due oltre 250mila euro senza ottenere alcun beneficio sulla riduzione del debito: ridotto ormai quasi sul lastrico e senza alcuna possibilità di liberarsi dei debiti, si è rivolto alla polizia facendo arrestare i malviventi.

Il 2019 ha svelato anche un importante retroscena sulla morte del tenente dei carabinieri Marco Pittoni, avvenuta il 6 giugno 2008 dinanzi all’ufficio postale di Pagani. A rivelarlo è stato Francesco Casillo, alias “vurzella”, nel corso della sua deposizione nel processo contro i presunti carabinieri infedeli della caserma di Torre Annunziata. Il clan Gionta si rivolse al boss del Piano Napoli di Boscoreale per nascondere Carmine Maresca, l’autore dell’omicidio, all’epoca appena 16enne e figlio del killer giontiano Giuseppe ‘o trippone. Secondo quanto riferito da Casillo, dopo varie insistenze dei carabinieri, il boss parlò con la mamma del ragazzo e lo fece consegnare.

Il mese di novembre, però è caratterizzato soprattutto dal dramma delle 14 famiglie di Terzigno rimaste senza casa a seguito dell’abbattimento della palazzina di via Panoramica. Lacrime e rabbia sui volti delle persone colpite che hanno visto sfumare in un amen i sacrifici di una vita intera. Le loro case, infatti, per la legge sono abusive. Inutili le proteste di chi ha pagato mutui e speso i risparmi di una vita. Oltre al danno, la beffa di dover pagare il costo degli abbattimenti.

Un altro episodio che ha scosso Torre Annunziata è stato il dramma sfiorato il II Circolo Didattico Siani, in cui un bimbo di 5 anni è volato giù dalla scala d’emergenza della scuola. Nel cortile della scuola si erano appena concluse le prove dello spettacolino per la festa dei nonni quando all’improvviso il piccolo si è divincolato dalla maestra che lo accompagnava e ha cominciato a correre in direzione della scala di emergenza in ferro esterna all’edificio. Ricoverato al Santobono, il piccolo è stato poi salvato dai medici.

L’anno che verrà porterà con sé, probabilmente, anche la verità sul giallo della morte di Giuseppe Veropalumbo, il giovane carrozziere ucciso 12 anni fa da un colpo di pistola durante i festeggiamenti di fine anno a Torre Annunziata. In vista della prossima udienza del 10 gennaio 2020, le parole del pentito di camorra Michele Palumbo, alias “munnezza” hanno ridisegnato uno scenario ben preciso: quello della vendetta. Veropalumbo, ha ricostruito Palumbo, è stato ucciso per un’azione dimostrativa. Il clan voleva punire gli abitanti del palazzo, ritenuti responsabili di aver consegnato le chiavi del lastrico solare alla polizia, impegnata in un blitz concluso con una serie di arresti.

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